Carry Trade: Cos’è e come funziona

Il carry trade è una strategia finanziaria speculativa utilizzata soprattutto a livello internazionale, basata sulla differenza di tassi di interesse tra due paesi. In termini semplici, il carry trade implica prendere in prestito denaro in una valuta che ha un basso tasso di interesse e convertirlo in una valuta di un paese che offre tassi di interesse più elevati. L’obiettivo è generare un guadagno dalla differenza tra il rendimento dell’investimento e il costo del prestito. Questa strategia è molto popolare tra gli investitori che cercano rendimenti più alti senza dover necessariamente assumere rischi elevati.

Un concetto correlato è il basis trading, che si concentra sull’arbitraggio delle inefficienze di prezzo tra strumenti finanziari simili, come i futures e le attività sottostanti. Entrambe le strategie richiedono una attenta valutazione delle condizioni di mercato, come la stabilità del tasso di cambio e la persistenza delle differenze nei tassi di interesse. Gli investitori spesso scelgono strumenti finanziari sicuri, come i titoli di stato, poiché garantiscono un rendimento stabile e riducono il rischio di perdita del capitale investito.

Come funziona il carry trade?

Il carry trade funziona sfruttando una differenza strutturale nel costo del denaro tra due economie, con l’obiettivo di generare un guadagno stabile e duraturo. Gli investitori prendono a prestito in una valuta con un basso tasso di interesse, come lo yen giapponese negli anni 2000, e investono i fondi convertiti in un’altra valuta con un rendimento maggiore, come il dollaro statunitense. Questo processo richiede un tasso di cambio relativamente stabile tra le due valute, poiché ampie oscillazioni del cambio potrebbero compromettere i guadagni attesi. Un esempio pratico è stato proprio il Giappone tra il 1996 e il 2007, quando il tasso di cambio tra yen e dollaro era stabile e il tasso di interesse giapponese era allo 0,25%. Gli investitori internazionali potevano così prendere a prestito denaro in yen a un costo minimo, convertirlo in dollari statunitensi e investire in titoli di stato USA, che offrivano rendimenti significativamente più elevati. La differenza tra il basso costo del prestito in Giappone e il rendimento maggiore negli Stati Uniti garantiva un profitto, purché il tasso di cambio rimanesse stabile nel tempo.

I rischi e le condizioni ideali per il carry trade

Il carry trade non è privo di rischi, nonostante sia considerato una strategia relativamente sicura se eseguita correttamente. La riuscita di questa strategia dipende da due principali condizioni: la stabilità dei tassi di cambio e la differenza significativa e costante tra i tassi di interesse dei paesi coinvolti. Un cambio instabile tra le valute utilizzate può annullare i guadagni attesi o persino trasformare un’operazione di carry trade in una perdita. Inoltre, le condizioni economiche globali possono influenzare i tassi di interesse e, di conseguenza, il potenziale profitto del carry trade. Ad esempio, un innalzamento improvviso dei tassi di interesse nel paese in cui si è preso il prestito potrebbe rendere l’operazione non più conveniente. Pertanto, gli investitori che operano con il carry trade devono monitorare attentamente sia i tassi di interesse che il tasso di cambio tra le valute per minimizzare i rischi e massimizzare il rendimento.

Esempi pratici e considerazioni finali

Un esempio classico del carry trade è rappresentato dal Giappone nei primi anni 2000, un periodo in cui il tasso di cambio tra lo yen giapponese e il dollaro statunitense era pressoché stabile e il Giappone manteneva tassi di interesse estremamente bassi. Gli investitori internazionali sfruttavano questa opportunità prendendo a prestito in yen e convertendo i fondi in dollari per investire in titoli di stato statunitensi con rendimenti superiori al 3%. La strategia era altamente vantaggiosa poiché il differenziale dei tassi di interesse tra le due economie permetteva agli investitori di coprire il costo del prestito e di generare un profitto sul rendimento netto. Nel carry trade è cruciale che il tasso di cambio sia sufficientemente stabile nel tempo. Una fluttuazione significativa potrebbe infatti erodere o azzerare il margine di profitto. Per questo motivo, la strategia viene spesso considerata solo quando le valute dei paesi coinvolti hanno un cambio stabile e tassi di interesse prevedibili.

Carry trade e crollo delle borse ad agosto 2024

Il crollo dei mercati azionari all’inizio di agosto 2024 ha messo in luce i rischi impliciti nel carry trade, soprattutto quello legato allo yen giapponese. La decisione della Banca del Giappone di aumentare i tassi d’interesse ha innescato una significativa volatilità sui mercati, inducendo molti investitori a liquidare le loro posizioni in carry trade per evitare perdite. Questa liquidazione massiva ha causato una rapida risalita dello yen, che ha inciso sui costi di rimborso dei prestiti denominati in yen. Poiché gli investitori hanno cercato di coprire i costi più elevati vendendo asset in altre valute, il valore di tali asset è diminuito bruscamente, trascinando con sé i principali indici globali. In poche settimane, il valore dello yen è aumentato del 10% rispetto al dollaro, mentre borse come il Nikkei giapponese e i mercati europei e americani hanno registrato cali consistenti. Questo scenario ha dimostrato ancora una volta come il carry trade possa amplificare la volatilità dei mercati, soprattutto in periodi di incertezza economica.

Questo articolo è stato realizzato e revisionato dall’autore con il supporto di strumenti di intelligenza artificiale. Per ulteriori informazioni, consultare i nostri T&C.

Giuseppe Fontana

Sono un laureato in Management dello sport e delle attività sportive e appassionato in programmazione, finanza e produttività personale, ambiti che considero essenziali per chiunque voglia crescere e migliorarsi. Nel mio lavoro mi occupo di web marketing e gestione e-commerce, dove metto alla prova ogni giorno le competenze che ho sviluppato nel corso degli anni.

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